Caduto il programma della classe dominante,
degli Iacker (medici)

Ri-traslazione di trasparenza della nostra traduzione in inglese del Prologo di Jean-Paul Sartre al libro SPK – Aus der Krankheit eine Waffe machen (SPK – Fare della malattia un’arma)

(con annotazioni dell’editore, parziali, ma indispensabili nell’interesse di classe della classe di pazienti, nel confronto della lotta di classe e sempre sulla rotta di collisione)

Questi testi saranno inclusi nelle edizioni successive del libro SPK – Aus der Krankheit eine Waffe machen (SPK – Fare della malattia un’arma).

Diversamente da altri, noi non avevamo bisogno correre indietro a Sartre. Non appena Sartre, allora 67 anni, teneva sotto gli occhi il manoscritto tedesco scritto a macchina, egli stava per dimenticare la sua debolezza della vista. Subito si era messo al lavoro, e non si fermava prima di aver completato il suo prologo. Ma non si era fermato neanche dopo. Questo suo procedere non ha neppure lontanamente, nemmeno a vento contrario, e cioè né per chi è afflitto da carenza olfattiva, né per chi è privo di gusto, nessun odore di un servizio di buon samaritano e tanto meno di una perizia di compiacenza. Attraverso dei contatti telefonici con gli avvocati del SPK egli ha sostenuto e fomentato, durante le seguenti vacanze universitarie, le sessioni giornalieri del congresso protrattosi per parecchie settimane e organizzato all’Università di Heidelberg da sostenitori del SPK provenienti da tutta l’Europa in appoggio del SPK. Così p.e. Sartre, sempre attento e critico, aveva dissuaso i partecipanti al congresso, che contavano a periodi più di mille persone, dal chiamare il loro congresso un tribunale. Sartre: "Dovreste eseguire il vostro verdetto contro i colpevoli e li avete specificati per nome nel vostro libro. Dove questo non è possibile, voi state facendo in realtà un’enquête (contro-investigazione), ma, almeno per il momento, non ancora un tribunale".

Sartre era innanzitutto un attivista, e precisamente un attivista parziale, cioè un attivista che prendeva partito sull’unico lato giusto, e il suo intelletto era tutt’altro che di intestino corto [kurzdaermig]. E questo i lettori, letterati, e persino traduttori dovrebbero tener bene in mente, soprattutto in vista del suo discorso ai compagni (nominalmente e evidentemente i pazienti del confronto) che di seguito riportiamo come traslazione a pari e a com-parazione [ver-gleichend] dello stampato facsimile dell’autografo ( contrastandolo e completandolo) (ver-gleichender Gegenwurf zum Facsimile-Druck des Autograph).

Del resto sembra proprio che nell’editoria stanno per "trattare/negoziare (be-handeln) un altro cane morto", per dirlo con le parole di Carlo Marx (vedi prologo a "Il Capitale"). Se Marx, allora, si era riferito con lode alla dialettica Hegeliana, ora, per quanto riguarda Sartre, bisognerebbe rimandare, oltre alla sua dialettica (878 pagine), a tutti quei suoi testi nei quali la malattia è la sostanza e il soggetto, la specie umana utopatica (secondo Sartre: "Madre", certamente in una retro-proiezione astrattificante. Che povero significante in un tempo povero!). Qui, tanto dal punto di vista editoriale quanto dalla necessità di cavarsi d’impaccio (verleger- und verlegenheitstechnisch), non ci si deve sperare assolutamente in nulla. Infatti, tutto il puzzo viene trasportato dall’occidente transatlantico, ex occidente foetor, però - dopo un poco di luce a bagliore [Glimmlicht] proveniente dalla materia della dialettica – la stessa cosa c’è da costatare pure ex oriente. Giocare i becchini redazionali?, in questo gioco di merda non ci stiamo. Né con "Konkret", e neppure con Gallimard. E il trattamento CURAtivo [HEILbehandlung] non serve più, perché di un trattamento CURAtivo non hanno bisogno nient’affatto persino i cani morti, così come i testi sepolti che provengono dal contesto più generale della neo-rivoluzione in forza della malattia.

Traduzioni fatte da mani estranee sono soggette alle nostre riserve giuridiche. Chi, specialmente come scienziato, teme delle conseguenze tanto di diritto civile quanto di quello penale, potrà trovare nella nostra versione inglese e nella sua ri-traslazione al tedesco, per l’ora, il migliore metro di comparazione e vademecum.

P.S.:

Anche Werner Heisenberg, padre della bomba di Hiroshima, aveva una volta contattato l’SPK. Era rimasto completamente contrito.

Invece: Gli imbecilli (teste di legno, scimuniti) e i cacasodi dei MM (mezzi di communicazione di massa) mettono in rilievo contro Sartre, ancora oggi, l’ottica totalmente diversa della classe dei medici, che è l’unica a governare realmente, e dei loro sbirri di Stato e polizia nella megasetta normeoisiva.

Werner Schork ha dato testimonianza del SPK a Sartre. Se mi ricordo di loro, sono presente.

 

17 Aprile 1972

Cari compagni!

Ho letto con il maggiore interesse il vostro libro. L’antipsichiatria andrebbe radicalizzata fino in fondo. Il vostro libro lo renderebbe possibile. Ma una tale radicalizzazione è probabilmente una questione di minimale importanza. Ciò che è veramente importante, lo ho trovato nel vostro libro. Questo perché si basa su un coerente e continuo lavoro pratico, il cui fine consiste nell’abolizione di tutti i metodi terapeutici con cui vengono trattate le malattie mentali. Però, anche tutti gli altri metodi terapeutici sono solo per così dire metodi curativi, e per principio e sin dall’inizio non riescono assolutamente arrivare al presunto obiettivo.

Se tento di riassumere correttamente tutto ciò che voi proponete, voi intendete con la malattia l’alienazione, nei termini di Marx, perché l’alienazione già da sola è la caratteristica generale di una società capitalista. Giustamente quindi e a piena ragione voi apprendete, elaborate e lavorate tutte le malattie primariamente come prodotti dell’alienazione capitalista.

Così, dunque, fu proprio Friedrich Engels a constatare nel 1845 sotto il titolo "La condizione della classe operaia in Inghilterra" che attraverso l’industrializzazione capitalista è stato creato un mondo "in cui potrà sentirsi a proprio agio solo quel tipo [Sorte] di esseri umani che è stato disumanizzato e degradato. Ciò tanto dal punto di vista intellettuale quanto con rispetto all’insieme dell' in-corporazione delle sue abitudini [bezueglich des Gesamtkoerperlichen ihrer Gewohnheiten]. Questo tipo di esseri umani, che tuttavia vi riesce a sentirsi a proprio agio, si è abbassato e degradato a livello del regno animale, ed è quindi ammalato secondo delle considerazioni mediche, vuol dire fisicamente morbida."

Engels, pertanto, si riferisce sempre all’insieme di questo tipo di esseri umani, i quali sono afflitti senza eccezione alcuna dalla malattia, proprio perché questa classe di esseri umani, violentemente atomizzata in esseri singolarizzati, era stata mutilata e continua essere mutilata sistematicamente e costantemente in esseri inferiori [Untermenschen, sottouomini]. Ciò tanto esteriormente quanto interiormente. Perché sono proprio le forze atomizzanti del sistema che mettono in opera tutto ciò. Questa malattia può essere concepita, nel senso di un oggetto totalizzante [gesamtgegenstaendlich] che include la totalità di tutte le malattie, come un unico danno immenso che è stato causato e recato ai lavoratori salariati, tutti senza eccezione afflitti da malattia, e che continua essere recato a loro sempre di nuovo. Nello stesso tempo, questa vita danneggiata è la ribellione visibile contro la totalità di questo danneggiamento che li ha ridotti, con o senza il loro sapere, a questo stato di oggetto. È vero che, dal 1845, i rapporti e le relazioni sociali sono cambiati in fondo, però l’alienazione come tale rimane oggi quanto allora pur sempre la stessa. E ciò non cambierà fino a quanto il sistema capitalista perdurerà. Questo è dovuto proprio al fatto che, come voi dite, l’alienazione è presupposto e risultato di tutto lo sfaccendare e trafficare nel Capitalismo. La malattia è, come voi dite, l’unica forma possibile e l’unico cammino possibile in cui la vita è resa possibile nel Capitalismo. È vero che anche lo psichiatra, un lavoratore salariato, è un malato come tutti gli altri e come ognuno di noi. Ciò che lo solleva però al di sopra di tutti gli malati e dei suoi pari è unicamente la circostanza che la classe in cui egli governa ha affidato a lui e ai suoi pari tutti gli arsenali del potere per far rinchiudere e/o lavorare come salariati gli appartenenti alla classe soppressa. E non si ha assolutamente bisogno ponderare sul fatto che il trattamento, inclusa la "cura", non potrà mai riuscire a dominare la malattia, e tanto meno nel sistema dominante. Ogni genere di terapia, essendo comunque solo per così dire terapia, in realtà è soltanto la riparazione e la manutenzione della capacità lavorativa, e null’altro. In un modo e nell’altro si continuerà essere un malato.

Nella società costituita esistono quindi due categorie di gente: o uno si confaccia ad essa adattandosi, oppure, secondo le norme mediche, si è fuori norma e privo di valore. Tra gli adattati, d’altra parte, ci sono anche lì due categorie di gente che entrambi non danno agli occhi nello stesso modo, essendo però ammalati, anche se non hanno coscienza di ciò: il medico, se - alla fin fine e sulla stazione terminale - non è addirittura lo psichiatra, presenta la prima categoria di questi malati al pubblico a dimostrazione del fatto che essi adempiano alla norma e che quindi sono valorosi. Questi sono i malati i cui sintomi e disturbi si adattano alla produzione capitalista. La seconda categoria dei malati adattati sono coloro cui sintomi e disturbi sono stati riadattati coattivamente per mezzi terapeutico-terroristici alla produzione capitalista.

Gli altri però sono i malati fuori norma (a-normali) e privi di valore (malati ammalati, krank-Kranke), cioè quelli che, a causa di una rivolta non orientata, sono incapaci di rendere del lavoro iatro-capitalistico salariato; una rivolta cioè che semplicemente si manifesta in loro in modo disturbante, schifosa, bruta, guastafeste, fallimentare, oppure, "nei migliori dei casi", come dolorosa e deplorevole. Questo salariato ammalato, come paziente, sta poi percorrendo, da un medico all’altro, le reazioni a catena inter-mediche del processo diagnostico (e non c’è neppure bisogno di una diagnosi espressamente dichiarata; riguardo a ciò sono già diventati più avveduti, vuol dire più astuti e scansati). Ciò significa che egli, per dirlo con le parole di Jacques Lacan, di cui anch’io faccio uso nel contesto presente, percorre la catena di significanti, essendo egli stesso ogni qualvolta il significato, dato che nella catena di significanti ogni significante prende come suo oggetto (Gegenstand) solo un altro significante al quale poi il significante appunta forzatamente – con inevitabilità linguistico-meccanicamente e ad ampia dispersione –, però mai incontrando il significato a cui si presume che si riferisca, come tutti suppongono con la massima naturalezza, quindi mai incontrando l’oggetto reale del giudizio [Urteilsgegenstand], cioè un qualsiasi oggetto, che a volte può essere anche un paziente*. Una volta, dunque, che il paziente ha percorso questa catena di significanti a slittate e scivolate [Abrutsch- und Ausrutscher-Signifikantenkette], egli atterra infine presso lo psichiatra (un effetto fulminante e sorprendente che può essere verificato solo statisticamente ma mai calcolato, esattamente come avviene nel caso di una bomba atomica); egli atterra quindi sul territorio psichiatrico, e ciò spesse volte per via diretta, oppure come ultima stazione. Per quanto a questa seconda categoria di malati, quindi, si tratta – che sia ben inteso - di quegli malati i quali sono (essi stessi) la rivolta non orientata, perché essi sono stati resi incapaci di rendere lavoro salariato capitalistico a causa della loro rivolta non orientata.

* Chiamato-citato, trascritto, obliterato, ucciso (scrivere è uccidere, A. Verdiglione).

Convocato, obliterato [ab-schreiben, cf. la diagnosi ‘malato terminale’] e registrato, ecco come il paziente significato, essendo già portatore della sua fine, della sua morte, entra la porta del gabinetto medico; così come, del resto, anche ogni altro oggetto (elefante, albero, limite). Perciò: Scrivere è uccidere. Però, chi rende la malattia offensiva, ha ragione (letteralmente: Chi offende attraverso la malattia è nel diritto).

L’insegnamento dei significanti possiede la sua dialettica particolare. Tutto il frastuono attorno alla tecnologia genetica, la quale è soltanto modernista e nient’altro, non cambia nulla in questo, quando l’insegnamento dei significanti in relazione alla malattia sta dispiegando la sua forza di percussione, come qui, in Sartre.

PF/SPK(H)

Questo poliziotto, cioè lo psichiatra, per prima cosa e automaticamente, perché senza particolare intervento, li sta buttando fuori da ogni contesto legale, togliendo al paziente che gli è capitato, p.e. a seguito di un suo rinvio da un altro psichiatra oppure, come accade spesse volte, da un altro poliziotto, per prima cosa la possibilità di esigere i pur minimali ed elementari diritti. È ovvio che il medico / lo psichiatra è il complice dei poteri atomizzanti e spezzettanti, dato che egli è completamente intrecciato e compromesso con questi poteri. Egli sta beccando i vari casi singoli per appartarli isolatamente come se quest’ultimi, poiché si manifestano a livello corporale o sociale come disturbanti e come rivoltosi, fossero loro stessi colpevoli della loro disgrazia e di tutta la disgrazia intorno a loro. Di seguito egli sta collettivizzando questi pazienti, aggregandoli in una collezione** di tali pazienti che a lui sembrano rassomigliare tra di loro, e sia questo anche soltanto riguardo a una sola particolarità, la quale egli ha tratto dal suo interiore come una qualità attributiva che gli pare essere conveniente (Anmutungsqualitaet, nel senso di Husserl, vedasi sotto la voce phainomena), per montarla ‘sottilmente’ in una caratteristica diagnostica specifica. Ora persegue con zelo l’osservazione [im Verfolg] dei loro distinti comportamenti, dopo che lo psichiatra ha relazionato alternando gli uni con gli altri tutti questi effetti del suo intervento, affinché, a suo presunto, salti agli occhi in modo fulminante l’unità delle sue nocività (nosologia) su cui si basa questa presunta unità. Alla buon fine egli prende poi questi suoi prodotti artificiali per le malattie stesse, dato che prima - s’intende sempre classificando e differenziando - egli ha cercato e trovato un cassetto opportuno per tutto. La persona malata come tale, ora, è stata sradicata dalle sue relazioni sociali e personali e si trova essere isolata e singolarizzata mediante questa atomizzazione e rigettata in una categoria specifica (schizofrenia, paranoia, ecc.). In questo modo il malato isolato e atomizzato può vedersi rigettato in una categoria specifica e, nello stesso tempo, credersi essere in "società" con altri pazienti con presumibilmente sembianze simili. Ciononostante non gli è ovviamente possibile stabilire delle relazioni sociali di qualsiasi tipo con questi altri pazienti, dato che, agli occhi dello psichiatra, ognuna di queste persone non è che un esemplare identicamente uguale della stessa "psiconevrosi".***

** Un collettivo. La classe dei medici di oggidì fa spesso uso dell’espressione: collettivo di pazienti, riferendosi a un (loro) oggetto di ricerca, e già Lutero aveva desiderato ardentemente un collettivo di pazienti, per il medi-culo (fuer den Arschzt), o, come disse e scrisse, per il SALVA-d’oro (HEILand). Trattasi in entrambi i casi di un ‘collettivo di pazienti’ per il medi-culo (fuer den Arschzt).

*** Essendo il Direttore della psichiatria, Walter Ritter von Baeyer, stato messo di fronte a tutto ciò dal Huber, non gli restava altro che appellarsi a un certo mandato della società, per far rinchiudere i pazienti, e ai limiti posti dallo Stato ai cambiamenti necessari. Evviva il contratto sociale! Evviva la rivoluzione! (Quale rivoluzione?). Detto con le parole del Direttore: "Non posso mica tirare dei sassi nelle finestre". Huber: "Io sì che posso, e ancora di più, e sempre più, la necessità è stata dimostrata più di tanto". Il Direttore cercò scampo nella fuga, e mancava poco che non si era rotta la testa scontrandosi con la porta vetrata. In casi simili che riguardavano i suoi pazienti – cercando scampo dagli elettroshock – ne risultarono frazioni della base del cranio. È più facile essere direttore o assassinarsi come direttore?

Totalmente in contrasto con tutto ciò, voi avete raggiunto il vostro obiettivo e vi siete posti come fine focalizzare sempre sulle fattispecie collettive che stanno alla base di tutto, andando cioè al di là delle apparenze multiple: tutto ciò è automaticamente collegato e connesso con il sistema capitalista, dato che il sistema capitalista trasforma tutti quanti in una merce e, di seguito, i lavoratori salariati che ne dipendono [Lohnabhaengige] in delle cose (trasformazione dei lavoratori salariati nell’alienazione e nella reificazione in degli oggetti e delle cose). Non c’è bisogno che io vi spiega, ed è del tutto chiaro per voi, che il selezionare e l’isolare la gente ammalata non può che continuare a rinforzare la loro atomizzazione. Nello stesso modo vi è chiaro che questa atomizzazione comincia già sul piano dei rapporti di produzione. Parimenti voi avete gia chiarito nel lavoro pratico che i pazienti, se hanno la pretesa di costruire un’altra società nel suo complesso, devono creare in primo luogo una comunità che si agita mutuamente, cioè per dirlo in breve: per prima cosa essi devono creare un collettivo socialista di pazienti. Questa pretesa sta emergendo in primo luogo dall’oscurità della loro rivolta nella malattia stessa (in quanto è ancora protesta non orientata).

Giustamente voi vi rifiutate vedere nel medico e nel paziente, essendo questi entrambi malati, così come tutti gli altri, due persone distinte: perché in realtà e come conseguenza diretta di questa distinzione tra medico e paziente si è da sempre mostrato che il medico (lo psichiatra) è diventato l’unico significante [excursus: significante = Sinngeber (‘datore di senso’), interprete (inter-patres), significatore, indicatore, divina-tore [Bedeuter, Be-deuter], e, alla fin fine, il superius maximus, coiè the most important person in quanto tale [der Bedeutendste]; Sartre sapeva essattamente della storia di una tradizione nel frattempo millenaria della definizione-còppia [Definitions-Paar] significante – significato [signifiant / signifié], annotato per la prima volta nella filosofia degli Stoici, poi usato da Aristotele, più tardi dallo Svizzero de Saussure e dal Cecco Jakobson, e non per ultimo da Lacan, perché Sartre sapeva benissimo, come risulta dal testo di sopra, che la dicotomia catastrofica e la divisione antagonista di classe tra medico e paziente non si può esemplificare da nessuna parte meglio che proprio nel meccanismo del significante / significato [Signifikant-Signifikat-Maschinerie] il quale sta levigando il paziente in un oggetto assolutamente irrilevante appiattandolo, mentre sta soprelevando il medico / lo psichiatra alla classe dei Dei, poiché: il medico il quale è nello stesso tempo filosofo – così già la Stoa seppe annunciare – diventa uguale a Dio. Detto con altre parole: al di sopra di questo significante si debba presumere sia soltanto ancora il cielo, non si più salire più in alto, né oggi né nel futuro, e la caduta è da tanto programma. A ciò andrebbe aggiunto che il paziente privato dei suoi diritti e isolato, in quanto malato nella sua malattia singolarizzata, è l’unico significato per eccellenza, l’oggetto, la cosa esposta senza aiuto a ogni eterodeterminazione [Fremdbestimmung] (significato = cosa indifferente, al quale si può arbitrariamente attribuire delle accezioni, che è possibile strumentalizzare attraverso e con delle interpretazioni e significati di doppia mossa / piglio di polizia [polizeidoppelgriffige Bedeutungen], e ciò ai fini e le intenzioni della persona significatore, nominalmente del medico / psichiatra).]

Completamente in contrasto con ciò, invece, il medico e il paziente sono un’unità dialettica, un’unità dialettica che si trova alla radice di tutti. Dal momento in cui i pazienti hanno costruito un contatto di gruppo, il momento propellente insito nel nucleo di questa relazione dialettica sarà assunto, a secondo il tempo e le circostanze, dall’uno o l’altro paziente rispettivamente, e cioè nella misura in cui i pazienti o insistono sul momento reazionario della loro malattia o riescono ad acquistare un’idea pienamente cosciente (Hegel, Spinoza) della loro rivolta e dei loro interessi e sentimenti veri, i quali sono oppressi, distrutti e deformati dalla società capitalista esistente. È una necessità per i pazienti di collettivizzarsi e di creare dei collettivi. Questa necessità consegue alla loro comprensione che, oltre alle diverse malattie singole di loro, la malattia come tale è la contraddizione fondamentale insita in ognuno di loro (qui va aggiunto che la malattia come tale è la contraddizione fondamentale tra la malattia e il Capitale, mentre la contraddizione principale è lo scontro tra la classe di pazienti e la classe di medici). L’altra comprensione consiste nel fatto che ogni singolo è nello stesso tempo tanto significatore quanto significato, però che nel collettivo di pazienti vero è unicamente la neo-rivoluzione in virtù della malattia a essere determinante, decisiva e significativa. Essi devono creare dei collettivi già per il solo fatto di rendersi capaci di incontrarsi l’uno l’altro prendendosi in considerazione [in Betracht zu nehmen] e riconoscendosi l’uno l’altro. In questa luce da loro stessi creata ognuno pone l’altro nella giusta luce, potendo in questo modo liberare, discernere e tener separati i rispettivi momenti reazionari e progressivi. Un esempio del momento reazionario è l’ideologia borghese. I momenti e gli elementi progressivi invece consistono nel rivendicare e nell’aspirare a una società diversa, un’altra società in cui l’obiettivo più importante e più alto è la specie degli uomini a cui spetta ancora di dover essere creata, e non più il guadagno e il profitto. E’ fuori ogni questione che i collettivi di questo genere non possono mai avere un interesse nella loro "cura" [Heilung] ("terapia"), e tanto meno prendere questi come il loro obiettivo. Questo è così perché il Capitalismo produce le malattie singolari in tutti e in ogni singolo individuo. E perché la "cura", nei riguardi della psichiatria, per i medici della mente e del diaframma (Seelenaerzte), i medici specialisti e i medici generici non significa, in generale, null’altro che il tentativo di reintegrare la gente malata di nuovo nella società malata esistente. Ciò significa che i collettivi di questo genere, tutto al contrario, devono combattersi con tutte le forze del corpo (aus allen Leibeskraeften) affinché la malattia venga portata al suo piena sviluppo e al suo pieno dispiegamento. Si tratta quindi di potenziare la malattia sempre di più e di spingerla ai suoi estremi, cioè al punto in cui la malattia diventa forza rivoluzionaria. Il mezzo con cui raggiungere questo obiettivo è il collettivo con la sua presa di coscienza collettiva.

* Secondo gli Greci antichi il diaframma è il luogo in cui vive l’anima ispirando e espirando.

Io stesso sono stato colto dall’incontro con l’SPK come il fulmine proverbiale nell’anima naturale (Naturseele, Hegel). L’impressione soprafacente e accattivante che ha lasciato in me l’SPK consiste nel fatto che i pazienti, liberi da individui medici, vuol dire senza un polo che li significa, fanno scoprire e estrarre portandoli alla piena luce calorosa e calorificatrice, in mezzo all’Altro esistente, in cui non esiste qualcosa del genere, delle relazioni assomiglianti alla specie umana, e che si assistono reciprocamente dandosi appoggio l’uno l’altro per capire e comprendere in chiarezza completamente cosciente la loro situazione e condizione. Si guardano vicendevolmente negli occhi con un’attenzione indivisa e altamente tesa nell’incontro in cui l’uno sta di fronte all’altro. E ciò significa che essi agiscono come soggetti liberi, come un’unità dialettica di significatore - significato. Nel mentre che in tutta la psichiatria moderna, di cui la psicanalisi è il caso modello, la condizione di chi è malato consiste proprio nel fatto che costui no riesce a vedere assolutamente nessuno [dass, wer krank ist, niemanden zu Gesicht bekommt]; perché i medici, un’altra nullità pre-ominide, gli stanno alle spalle e operano alle sue spalle. In tutto ciò la loro occupazione si esaurisce nel far registrare le espressioni, le parole, i sentimenti e i pensieri dei pazienti, per protocollarli, forse anche soltanto in forma di un rapporto mnemotecnico, e, nello stesso tempo, stanno già per categorizzarli immediatamente e senza tante sconvenienze, e cioè esattamente a secondo il modo che al medico pare essere il solo giusto a proposito.

Questa determinazione fondamentale dell’intuire relativo allo spazio (raumbezogene Grundanschauungsform, Kant) all’interno della relazione medico-paziente soggetta il paziente alla condizione di non essere altro che un puro oggetto, meglio detto: un amorfe pezzo di carne coagulato a modo di un oggetto / non oggetto (gegenstaendlich / ungegenstaendlich), mentre il medico viene posto in questa relazione medico-paziente come significatore assoluto e uguale a Dio, e reso a un feticcio. La ermeneutica di costui consiste dunque proprio nel far scivolare e slittare di volo i significanti, cioè significanti che a loro volta non possono che prendere come loro oggetto un altro significante e altri significanti, e ancora altri significanti (catena di significanti) – significanti sin base e fondo [halt- und bodenlos] –, e alla fin fine di questo scivolo c’è l’assistenza alla morte, l’Eutanasia, meglio detto, l’EutaNAZIa. E in questo modo il medico sta decifrando la sua ermeneutica*, il suo bel messaggio (a confronto di cui ancora l’arroganza più cinica non è che merda!), il suo messaggio bello, buono e vero che proviene da tutto ciò che la sua ‘philosophy’ - sì, inclusa anche tutta la filosofia suprema di altri, e insomma - a seguito di tutto il suo far incastrare in categorie, registrare e memorizzare, gli ha dato alla mano come presunto strumento intellettuale. E va aggiunto che l’ermeneutica è un segreto, di cui unicamente egli stesso è in grado di decodificarne il suo segreto-significante-significato.

* per la migliore comprensione e per la traslazione molto libera

Mi rallegro del progresso vero e proprio che l’SPK rappresenta. Non me rimane che stimare altamente gli risultati fondamentali del vostro lavoro che confermo pienamente. Se giudico tutto ciò correttamente mi è chiaro senza dubbio che questo vostro lavoro non può che esporvi ai metodi più duri di repressione di cui dispone la società capitalistica. E non penso soltanto dei potenziali di violenza di cui fanno uso coloro che si compiacciono farsi celebrare come portatori e garanti delle benedizioni della cultura. Sto pensando anche di tutto l’appendice, cioè i seguaci di questi ultimi, per cui il vostro lavoro non può che rappresentare l’invito di far scatenare su di voi i cani legati alla catena dello stato e della polizia. Sarete costretti combattere con tutti i mezzi perché tutti coloro che, nella società esistente, hanno il comando, e soprattutto il fare e il trattare, cercheranno di impedirvi di proseguire il vostro lavoro pratico. Per loro è già sufficiente di accusarvi in modo infame e vilmente falso di cospirazione, affidandosi a la loro fortuna, e sia per il momento, e sia almeno provvisoriamente ed ipoteticamente.

Ciononostante nel futuro nessuno potrà giudicarvi in base a degli arresti imbecilli, ma esclusivamente in base ai risultati tanto di ciò che ancora otterrete quanto di ciò che avete già ottenuto.

Jean-Paul Sartre

 

A proposito della ri-traslazione di trasparenza della nostra traduzione inglese precedente.

Aggiunto (Huber, 2003)

Perché e fatto questo e per chi? L’abilità per la guerra di malattia e l’utopatia della specie degli uomini sono le nostre patopratiche. Leggendo testi e traduzioni, può rendersi stupido e più stupido chi sempre vuole. Noi non più, già da molto tempo. L’inglese e l’anglo-americano, come mezzi di espressione, sono i più bassi e scialbi dialetti tedeschi. Le traduzioni fatte da mano terzi, così come quella pubblicata di recente e frutto di una ri-traduzione del prologo di Sartre dal francese nella lingua turca, essendo la decima lingua straniera nel nostro repertorio, diffondono delle conoscenze. Ci rallegriamo quando apprendiamo in turco che il prologo di Sartre fosse più comprensibile del Corano. Tuttavia, conoscenze e sapere efficace patopratico si escludono a vicenda. Sartre lo sapeva bene: quando coloro che sono stati significati uccidono i loro significatori, allora sono liberi da significatori e i loro significatori sono morti; a ciò andrebbe aggiunto solamente che i significatori continuano a rimanere significatori, mentre coloro che sono significati non erano mai in vita loro e non saranno mai in vita loro dei significatori. Perché non avevano mai e non hanno il dire [Hatten und haben sie doch kein Sagen]. E il fallire lo hanno superato una volta per tutte [Und das Versagen haben sie ein- fuer allemal ueberwunden].

Tutta la filosofia, anche e soprattutto quella nel groviglio di significanti dominante, rimane la vecchia filosofia degli schiavisti. Se Sartre era stato filosofo, allora lo era stato con conoscenza di tutto ciò. E non ogni Marxiano e avversario dell' università [Hochschulmuffel] aveva oltre tutto persino il piacere di poter rifiutare, con risolutezza bravurosa, il premio Nobel; e ciò, del resto, anni prima del nostro tempo. E’ vero che dei bambinoni a maturazione tardiva del suo ambiente parigino, ancora negli anni posteriori, non trovarono mai nulla di rimproverare a se stessi, e meno di tutto, s’intende da sé, la propria vecchiaia. Perché la calce nativa inibisce in modo competitivo la propria calcificazione della senilità [Vergreisungsverkalkung].

Devo pentirmi di non aver più potuto spiegare a Sartre, quando costui era ancora in vita, le ragioni del mio trattamento brusco del suo prologo al SPK – FARE DELLA MALATTIA UN’ARMA? Con riferimento alle ultime sentenze del prologo di Sartre c’è da ricordare, in relazione a queste, che i pazienti di scontro del PF/SPK, dopo di essere stati dichiarati morti a Parigi (che magnifico contributo alla teoria dei significanti!), nel 1977/78 avevano cominciato già da molto a usare e a sviluppare ulteriormente ogni mezzo utile, e persino ancora i mezzi che – del punto di vista convenzionale – sono inutili (Sartre: Sarete costretti combattere con tutti i mezzi …). E nulla ci era stato cosa sacra, dato che finora nessuno poteva mai indicarci una fine che sarebbe atto a santificare i nostri mezzi; e chi, di tutto il mondo, dovrebbe santificare qualunque mezzo che sia, se non fosse la fine stessa?

A chi la presente traslazione pare essere indeterminata (libera da significatori!-), ma meno etero-determinata forse persino ancora dell’autografo dello stesso Sartre, costui è invitato di pareggiare l’anno dell’origine del suo prologo – 1972 - con il significante di morte Stammheim, che per Sartre e noi del SPK era stato il 1973/74, mentre per taluni altri tra gli altri lo era stato il 1977. Contro i significatori l’unica arma efficace è l’autostigmatizzazione per la malattia, per Sartre questa era stata coniata sul Re dei Danesi. E anche questo può essere appreso da lui. E precisamente attraverso la traslazione nella sola lingua corretta, precisamente attraverso la traslazione e la propagazione della malattia (Krankheitsuebertragung), però non attraverso una traduzione, la formazione o l’apprendimento universitario di conoscenze.

PF/SPK(H)

EL CAMINO DE SALIDA DE LA TORTURA ESTÁ EMPEDRADO DE MÉDICOS ROTOS

 

Traduttore:

Kurd Ch. Schager, Dipl.-Angl., M.A.soc.ling. , PF/SPK MFE

Redazione finale:

Huber
KRANKHEIT IM RECHT