Esempio: "Mania" di persecuzione –
I momenti progressisti e reazionari di una malattia

Dal libro: SPK – Aus der Krankheit eine Waffe machen
(SPK – Fare della malattia un’arma)

32.  Esempio: "Mania" di persecuzione – I momenti progressisti e reazionari di una malattia

La "mania" di persecuzione è una malattia molto diffusa: nel senso più vasto è la malattia sociale per eccellenza. La sola parola "mania" di persecuzione è una mera etichetta il cui significato caratterizza soltanto l’incomprensione di coloro che hanno coniato questo termine. Quando una persona singolarizzata, in tutte, oppure in pressoché tutte le impressioni che apprende dal suo ambiente, vede una minaccia per la sua esistenza, la sua "vita", e quando produce nella sua fantasia persino ancora delle apparizioni (allucinazioni) di cui non è possibile rintracciare le cause nel presente materiale, allora i rispettivi diagnostici medici del servizio di turno la dichiarano essere afflitta di paranoia, cioè di mania di persecuzione. L’agorafobia (paura di passare degli spazi liberi), la paura di passare dei ponti, la claustrofobia (paura di spazi affollati), l’ipocondria (paura del fallimento del proprio organismo), l’eritrofobia (paura di arrossire), e così via, sono solo manifestazioni particolari della "mania" di persecuzione. La "mania" di persecuzione non è nient’altro che il rovescio diffamato, discriminato, bandito e etichettato, oppure il seguito di ciò che nella voce del popolo si usa chiamare "sana diffidenza". La "mania" di persecuzione è il prodotto risultato dell’essere oggetto (reificato) della persona singolarizzata nella società capitalista; è la manifestazione del rapporto polare di vita e capitale, della materia organica, vivente e inorganica, della materia morta.

La persona singolarizzata ha paura, si sente minacciata da "potenze" oscure, perché la realtà sociale le è diventata impenetrabile, perché questa realtà le è diventata estranea, e perché nello stesso modo in cui la persona si vede alienata dalla realtà questi è alienata da lei: la condizione-premessa della società capitalista consiste appunto nell’isolamento e nell’inconsapevolezza. Il momento reazionario della malattia "mania" di persecuzione consiste nell’ inibizione, il che significa per la persona che si dice essere afflitta da "mania" di persecuzione – essendo essa oggettivamente indifesa, singolarizzata e alienata – che sperimenta una realtà che la sta paralizzando. Il suo momento progressivo invece consiste nella protesta contro i rapporti di produzione dominanti, i quali il malato – in ciò reagendo del tutto in modo adeguato alla realtà – percepisce come essere ostili, persino ancora come minaccia per la sua vita. Quindi, il compito e la funzione dell’agitazione deve essere far comprendere la realtà all’ammalato e convertire la sua protesta diffusa, "paralizzata" in azioni di resistenza collettiva contro le condizioni sociali distruttive per la vita che lo fanno ammalare.

Lo sfruttamento distruttivo della "mania" di persecuzione come malattia sociale, cioè la sua trasformazione in valore, si manifesta nella mobilizzazione del momento reazionario della "mania" di persecuzione ad opera della piccola minoranza radicale degli agenti e galoppini del Capitale, i quali dispongono di tutto il potenziale violente della società (armi, galere, tribunali, cliniche, manicomi ecc., ecc.): il programma televisivo XY-Zimmermann, l’isterismo di massa scatenato contro il gruppo Baader-Meinhof, le affisse pubbliche con i dati segnaletici dei ricercati, l’istigazione del popolo ad opera della banda a delinquere dei vari Genscher-Springer-Loewenthal).

La paura delle classi dominanti (quindi la loro "mania" di persecuzione) d’altra parte, è la loro reazione totalmente adeguata alla realtà del potere latente e incessantemente soppresso con la violenza di una popolazione che agisce in modo collettivo e solidale; "la loro paura di mille volte tanto viene protetta di mille volte tanto" ("ihre tausendfache Angst wird tausendfach bewacht").

La persona singolarizzata, così come le masse amorfe della popolazione, invece di essere il soggetto, non è che l’oggetto del processo storico. Essendo soggetta a delle determinazioni esterne e estranee (eterodeterminazione), tele-guidata e perseguitata, la persona che si dice essere afflitta di "mania" di persecuzione è lasciata senza difesa in balìa dei rapporti di produzione oggettivamente omicidi dell’ "ordine" dominante della società. La "mania" di persecuzione è quindi una manifestazione adeguata alla realtà.

Quando durante una conversazione quotidiana in una caffetteria uno sconosciuto chiede a una persona "afflitta da mania di persecuzione" la sua origine e il suo indirizzo, allora costei si trova imbarazzata e teme che il suo interlocutore sia un agente del Verfassungsschutz (servizio segreto della RFT). – Vi sono infatti molti tali agenti e persone che si prestino, senza esserne coscienti, oppure per interessi egoistici, a fornire informazioni a tali servizi o a simili istituzioni statali (un fatto che, a sua volta, è manifestazione della "mania" di persecuzione). Se l’afflitto di "mania" di persecuzione sta mangiando, p.e., un pesce, egli teme e crede che il pesce fosse stato avvelenato per farlo ammalare e per ucciderlo. Il cosiddetto inquinamento dell’ambiente, che viene dettato dal Capitale ostile alla vita, è un dato di fatto, è una minaccia del tutto reale contro ogni vita umana.

Oppure, altro esempio, l’afflitto di "mania" di persecuzione ha un po’ di denaro o un posto di lavoro. Egli ha paura di perdere questo denaro o il suo lavoro. Teme che il denaro gli venga rubato o che un collega "migliore" gli prenda il posto. – Il poco denaro che ha è il suo solo "passaporto", la sua sola "carta d’identità" che gli permette di mangiare, di vestirsi e di avere un tetto sopra la testa; il suo posto di lavoro è l’unica possibilità di cui crede di disporre per "realizzarsi", per vivere. Denaro e lavoro sono la sua vita. – Ma esistono il bisogno, la mancanza e la miseria, quindi anche il furto. Ed esiste il principio di concorrenza competitiva, esistono quindi degli egoisti senza scrupoli. Ed esiste il Capitalismo in cui chi non ha denaro ed è senza lavoro vale meno di niente e viene trasformato pienamente in una marionetta degli interessi dominanti; esiste il Capitalismo, dove il lavoratore malato, soppresso e sfruttato, viene derubato continuamente dalle catene dei grandi magazzini, dalle banche, dai proprietari proliferanti di casa, per mezzo di prezzi, interessi e affitti; esiste il Capitalismo dove le aziende vengono chiuse o "razionalizzate" (ristrutturate) senza che si prendano in considerazione gli interessi degli lavoratori.

La persona afflitta da "mania" di persecuzione ha paura di andare dal medico, ha paura della visita medica, della terapia, di siringhe, interventi chirurgici, ecc. – Durante la visita vengono registrati i suoi dati "personali", viene trascritta la sua biografia (anamnesi), essa deve esibire la sua carta d’identità come se fosse in un commissariato di polizia, deve esibire il suo portafogli (assicurata o senza assicurazione), come in un negozio di alimentari o come al suo futuro suocero, deve spogliarsi, togliersi i vestiti, deve sopportare gli sguardi e le palpazioni del medico come se fosse una mucca sul mercato per il bestiame, e, infine, deve accettare la diagnosi del medico nello stesso modo in cui l’accusato deve accettare il verdetto del giudice. E dopo di ciò la terapia, la pena: le viene vietato di fumare, di bere, deve farsi somministrare delle iniezioni che le procurano dolori, deve subire degli interventi chirurgici, deve farsi togliere degli organi o degli arti. E né durante la visita e neppure dopo la "guarigione (convalescenza)" essa non imparerà mai il come e il perché di tutto questo!

- Mania di persecuzione? Non, bensì la realtà!

Oppure la persona afflitta da "mania" di persecuzione si rivolge a un giornale per indurre gli giornalisti a scrivere un articolo sugli impacci suoi e su quelli della società: Il giornalista le si presenta come rappresentante di interessi sociali. Le dice come "loro" debbano presentare il suo caso, le parla delle pressioni delle circostanze [Sachzwaenge], dell’ "opinione pubblica", della clientela delle inserzioni e degli abbonati di cui bisogna tenere conto. Infine, se la persona afflitta di "mania" di persecuzione è fortunata, forse uscirà un articolo più o meno ristretto. La persona delirante afflitta di "mania" di persecuzione non riconosce né se stessa né la sua causa nell’articolo pubblicato. Crede di non capire più il mondo. E dopo vede pubblicato all’imprevista un’articolessa su un professore o un ministro, in cui si può leggere qualcosa totalmente diversa; in cui si legge che la persona afflitta di "mania" di persecuzione è un maniaco, che è un pazzo e un criminale e che "non può essere tollerato ulteriormente e che deve scomparire il più presto possibile". Mania di persecuzione? Non! Bensì la realtà!

Oppure la persona afflitta di "mania" di persecuzione si sente minacciata e seguita da assassini ogni volta che, la sera, rientra a casa. Tipi oscuri la stanno pedinando. Ma non le è mai stato insegnato, né a casa, né a scuola, né sul luogo di apprendimento della professione, né all’università, che la società capitalista si basa sull’omicidio, che la "sua vita" non è che un prodotto di scarto dell’accumulazione capitalista, che l’omicidio sistematico e prolungato (frenato) che si manifesta nella malattia è la condizione premessa e il risultato dei rapporti di produzione capitalista. E non le è stato insegnato che notte e giorno è perseguitata e accerchiata, che la sua casa è circondata da poliziotti in borghese travestiti da spazzini, e che le istituzioni e gli agenti del Capitale hanno la intenzione di soffocare e di uccidere ogni impulso di vita autonoma tra gli oppressi e gli sfruttati con tutti i mezzi di cui dispongono, dal Decreto del Ministro via la diffamazione pubblica fino alla pallottola della mitraglia della polizia.

L’uomo o la donna che hanno paura di essere ammazzati hanno ragione! Bisogna farli capire perché hanno ragione. Allora la loro paura diventerà un arma.

"Fare della malattia un’arma" – questo è il principio del SPK.

Tratto dal libro: SPK – Aus der Krankheit eine Waffe machen
(SPK - Fare della malattia un’arma).

Traduttore:

Kurd Ch. Schager, Dipl.-Angl., M.A.soc.ling. , PF/SPK MFE

Redazione finale:

Huber
KRANKHEIT IM RECHT